martedì 28 giugno 2011

Con l'olio di oliva fino al 73% in meno di rischio infarto.


Con l'olio di oliva fino al 73% in meno di rischio infarto.

E' stato recentemente dimostrato che consumare più olio di oliva può ridurre fino al 73% il rischio di sviluppare l’infarto nelle persone anziane. Questa percentuale è stata raggiunta comparando tra loro soggetti ultrasessantacinquenni che non facessero uso di olio d’oliva ad altri che invece ne consumano regolarmente.
Ma, anche tra i consumatori d’olio di oliva in quantità modica, il rischio è ridotto di oltre il 40%. A livello ematico è stata rintracciata una più alta presenza di acido oleico, il grasso monoinsaturo che costituisce larga parte dell’olio di oliva. La ricerca suggerisce quindi che, per prevenire l’infarto, andrebbero stilate nuove raccomandazioni dietetiche per gli over 65.
Non è la prima volta che un consumo elevato di olio di oliva viene considerato positivamente. Nonostante buona parte delle Linee guida per una sana alimentazione emanate dalle autorità sanitarie dei vari dell’Unione Europea limitino il consumo di grassi ad un massimo di 25-30% delle calorie introdotte su base giornaliera, una recente ricerca condotta dal dottor Valerio Nobili e pubblicata sulla rivista Lipids consigliava addirittura di usare l’olio di oliva come integratore, facendone un uso supplementare rispetto ai quantitativi normalmente ingeriti nell’ambito di una ordinaria dieta. E questo per guarire dalla sindrome metabolica, tipica delle persone obese! Un aspetto solo apparentemente contradditorio: più grassi (ma sani) per essere meno obesi.
Un’altra pubblicazione apparsa quest’anno sull’European Journal of Clinical Nutrition evidenzia come un consumo in dose “extra-large” di olio di oliva avrebbe marcati effetti anti-aterosclerotici, contribuendo a preservare lo stato di salute delle arterie, la loro elasticità e capacità di autoriparazione. Ovviamente il segreto sta nel sostituire grassi saturi con grassi monoinsaturi, più che semplicemente nell’aggiungere gli uni agli altri. Il tutto sempre con moderazione.

mercoledì 22 giugno 2011

Escherichia coli




Da diversi giorni in tv si sente parlare di Escherichia coli sugli hamburger e cetrioli.

Sono miliardi le forme di vita che abitano i nostri corpi, dalla salmonella all’Escherichia coli, il batterio che sta causando alcune morti tra Germania, Danimarca, Regno Unito, Svezia e Olanda dovuta al consumo di cetrioli (forse bio) provenienti dalla Spagna. Ma che cos’è l’E.coli? Incontriamolo, cetrioli permettendo.
La matrice alimentare dell’E.coli, cioè gli alimenti che trasmettono il batterio, sono le verdure crude, il latte crudo o mal pastorizzato, l’acqua contaminata, le carni crude o poco cotte. I bovini lo trasmettono al latte e alla carne, mentre la dispersione delle feci o l’acqua di irrigazione delle verdure fa il resto. Con tempi di incubazione di 6-48 ore, il batterio è responsabile di sintomi come diarrea, dolori addominali simili a quelli dell’appendicite, a volte vomito.
Tutto qui?
Molte infezioni alimentari si potrebbero facilmente prevenire con una maggiore igiene e soprattutto con la conoscenza dei cibi a rischio. Il fatto che tutto spesso si riduca a qualche giorno di forte diarrea, non deve far passare in secondo piano che l'esito della tossinfezione può essere mortale in una certa percentuale di casi. L’ Escherichia coli è un agente tossinfettivo di provenienza alimentare.
L'Escherichia coli è un genere di batterio gramnegativo (cioè negativo alla colorazione di Gram) a forma di bastoncello diritto. 
Poiché la sua temperatura ottimale di sopravvivenza è di 37 °C, vive facilmente nell'intestino dell'uomo e degli animali; è poco resistente a disinfettanti chimici e/o fisici e viene distrutta con la pastorizzazione. 
Alcune forme sono patogene; fra di esse le cinque principali sono l'Escherichia coli enterotossinogena (ETEC), enteropatogena (EPEC),enteroinvasiva (EIEC), enteroaderente (EAEC) e quella produttrice diverocitotossina (VTEC, che comprende anche i ceppi enteroemorragici, EHEC).
 
L'ultimo gruppo è quello che negli ultimi anni ha assunto maggiore importanza come causa di colite emorragica e di sindrome emolitico-uremica (la prima rilevazione è del 1982 in circa 50 soggetti che avevano mangiato hamburger contaminati). 
L'infezione da E. coli VTEC è trasmessa dagli alimenti per via oro-fecale; particolare attenzione va posta nell'uso di carne di manzo cruda o poco cotta. Infatti il maggior serbatoio del batterio è il bestiame, la cui carne è contaminata dal contenuto intestinale durante la macellazione o la preparazione della carne. L'hamburger è particolarmente a rischio perché il batterio, penetrato in profondità a causa della carne macinata, resiste alla debole temperatura di cottura.
Altri alimenti a rischio sono il latte non pastorizzato e gli ortaggi
irrigati con acqua contaminata dagli escrementi del bestiame. 
I sintomi - Il quadro può essere molto grave con diarrea emorragica, dolori addominali intensi, nausea e vomito; la febbre in genere è assente. I sintomi si presentano dopo 3-4 giorni dal consumo dell'alimento contaminato e durano per circa una settimana. Purtroppo in circa il 6% dei casi la patologia si  complica evolvendo nella sindrome emolitico-uremica, dovuta al passaggio in circolo della tossina. Poiché la mortalità della sindrome emolitico-uremica è del 3-5%, si può concludere che la mortalità da infezione da Escherichia coli è di circa il 2-3 per mille.
Le cure - Poiché gli antibiotici sembrano addirittura peggiorare la situazione, le cure sono sintomatiche (reidratazione) e volte a curare o prevenire le complicanze.
In Italia non sono segnalati casi dunque non c’è ragione di allarmarsi.


domenica 12 giugno 2011

Che cosa vuol dire qualità di un prodotto alimentare?




Che cosa vuol dire qualità di un prodotto alimentare?

Si parla spesso di qualità facendo sempre più attenzione a tale concetto. Un tempo i produttori erano

più concentrati a produrre la quantità facendo poca attenzione alla qualità.

La qualità può essere definita prendendo in considerazione parametri chimici, fisici, microbiologici,

tecnologici, realogici e sensoriali.

Il concetto di qualità col passare degli anni ha subito una profonda evoluzione. Il consumatore

richiede per un prodotto, oltre la dimensione, forma, pezzatura, colore, ecc, anche altri parametri

 quali: la salubrità, i requisiti nutrizionali, il gusto, l’ aroma, ecc.

Quali sono i principali aspetti della Qualità di un Prodotto Alimentare?

Abbiamo diverse tipologie di qualità:

qualità merceologica che riguarda l’aspetto esteriore, il confezionamento e le caratteristiche commerciali del prodotto.

Qualità nutrizionale che riguarda gli ingredienti contenuti negli alimenti;

qualità di origine (tipicità) che rappresenta la zona di origine tipica (DOP,IGT,AS);

qualità organolettica che è individuata come uno degli aspetti gustativi tipici;

qualità igienico-sanitaria;

qualità ambientale che deve rappresentare le certificazioni di metodi di produzione ecocombatibili

con imballaggi riciclabili o biodegradabili.

Dal 1963 è in vigore il codice alimentare internazionale “Il CODEX ALIMENTARIUS” per

garantire la sicurezza alimentare a livello mondiale. Tale codice stabilisce anche alcuni standard
globali per i residui di pesticidi e farmaci veterinari, per gli addittivi, per le importazioni alimentari

e per i metodi di campionamento alimentare. Negli ultimi anni sono stati studiati una serie di

indicatori chimici. Tali indicatori, grazie alle loro caratteristiche produttive ed al loro significato

 biologico,biochimico e chimico ottimizzano la qualità iniziale degli alimenti. Inoltre, ad esempio,

se parliamo di frutta, posso affermare che l’ uso di determinate forme di allevamento, ovvero di

tecniche di potatura, diradamento, ecc.,possono conferire ai frutti una particolare sapidità. Per quel

che riguarda i prodotti trasformati, gli stumenti utilizzati, l’abilità e l’esperienza dell’operatore, i

tempi, le modalità operative, ecc., possono creare un prodotto unico.

Quali sono i principali strumenti normativi utilizzati per assicurare la sicurezza alimentare e la

valorizzazione dei prodotti tipici?

I principali strumenti normativi utilizzati per assicurare la sicurezza alimentare e la valorizzazione

dei prodotti tipici sono:

- denominazione d’Origine Protetta (D.O.P.);

- indicazione Geografica Protetta (I.G.P.);

- attestazione di specificità (A.S.) o specialità;

- tradizionale garantita (S.G.T.).

In base al Reg. CEE 2081/92 si definisce Denominazione d’Origine Protetta (D.O.P.) il “nome di

una regione o determinato luogo o in casi eccezionali di un paese”che producono prodotti agricoli o

alimentari con l’escusione dei prodotti liquorosi. Affinchè un prodotto si possa fregiare del marchio

DOP, è necessario, tra l’altro, che venga ottenuto attendendosi ad un severo disciplinare di

produzione e che sia sottoposto ai previsti controlli da parte di organismi di certificazione

autorizzati.

Facendo riferimento sempre allo stesso regolamento sopra citato (Reg. CEE 2081/92), si definisce

come Indicazione Geografica Protetta (IGP) come un marchio collettivo che si differenzia dalla

DOP in quanto è necessario che una sola fase del processo produttivo avvenga in una determinata

area geografica.
Il Reg. CEE 2082/92, recita letteralmente che l’attestazione specificità è: “l’elemento o l’insieme di

elementi che distinguono nettamente un prodotto agricolo o alimentare da altri prodotti o alimenti

analoghi appartenenti alla stessa categoria”.

Le caratteristiche di un prodotto che giustificano il rilascio di un’ attestazione di specificità, non

risultano correlate al territorio e pertanto qualsiasi produttore di tutta l’area europea,rispettando le

prescrizioni, può utilizzare l’ attestazione stessa.

Attualmente è stata registrata come A.S. o S.G.T. la Mozzarella.  E’ importante, a mio avviso, che il

 consumatore deve abituarsi a distinguere tra il prodotto DOP “Mozzarella di Bufala Campana” ed

il prodotto che si avvale della A.S. o S.T.G. e che potrà essere ottenuto nella stessa Campania come

in Lombardia, come in Francia o in Germania, ecc.  

mercoledì 1 giugno 2011

Campagna viticola 2010/2011-“ MISURA INVESTIMENTI”. Piano nazionale per il sostegno viticolo, Reg. C.E. n.1234 come modificato dal Reg. (C.E.) n. 491/09. D.M. n. 1831 del 4 Marzo 2011.



Campagna viticola 2010/2011-“ MISURA INVESTIMENTI”. Piano nazionale per il sostegno viticolo, Reg. C.E. n.1234 come modificato dal Reg. (C.E.) n. 491/09. D.M. n. 1831 del 4 Marzo 2011.


L’art.1 del presente bando cosi’ recita:


per la campagna 2010/2011,i soggetti che possono beneficiare del seguente aiuto sono le imprese che svolgono sia la fase di trasformazione che di commercializzazione. Il sostegno è limitato per le seguenti categorie:
le microimprese, le piccole e le medie imprese, cosi’ come definito ai sensi dell’ art. 2, la cui attività sia:
-         la produzione di mosto di uve ottenuto dalla trasformazione di uve fresche da essi stesse ottenute, acquistate o conferite dai soci,anche ai fini della sua commercializzazione;
-         la produzione di vino ottenuto dalla trasformazione di uve fresche o da mosto di uve da essi stessi ottenuti, acquistati o conferite dai soci,anche ai fini della sua commercializzazione;
-         l’ elaborazione, l’ affidamento ed il confezionamento del vino acquistato, ai fini della sua commercializzazione;
Per le imprese cui non si applica l’ art. 2,che occupano meno di 750 persone o il cui fatturato annuo non supera i 200 milioni di Euro,l’intensità massima degli aiuti previsti è dimezzata.
Non sono ammessi soggetti che effettuano a qualsiasi titolo la sola commercializzazione del vino finito.

Art. 2) Criteri di ammissibilità.

Per accedere alla misura “investimenti” le imprese devono avere necessariamente sede operativa nella Regione Puglia.
Le imprese per beneficiare dell’ aiuto devono dimostrare che gli investimenti migliorano il rendimento in termini di competitività,attraverso la presentazione di una relazione dettagliata del piano di investimenti che si intende realizzare.

Art.3) Azioni ammissibili

Le azioni ammissibili sono:
1)      punti vendita extra aziendali:
1.1)            punti vendita e sale per la degustazione extra aziendali sul territorio nazionale nei paesi comunitari;
1.2)            show-room extra aziendali sul territorio nazionale e nei paesi Comunitari.
2)      Attività di e-commerce -“ cantina virtuale;
3)      Logistica e sostegno della filiera vitivinicola:
3.1) realizzazione di network;
3.2) realizzazione e adeguamenti di piattaforme logistiche garantendo una penetrazione efficace delle merci sui mercati nazionali ed internazionali.

Art. 4) Spese ammissibili

Ai sensi dell’ art.17 del Reg.(C.E.) n. 555/2008 le spese ammissibili sono:
a)      costituzioni, acquisizioni in leasing o miglioramento di beni immobili;
b)      l’acquisto o il leasing con patto di acquisto delle macchine e attrezzature nuove, compresi i programmi informatici,fino ad un massimo del loro valore di mercato; gli altri costi connessi al contratto di leasing (interessi, costi di rifinanziamento degli stessi,spese generali,oneri assicurativi,ecc.) non costituiscono spese ammissibili;
c)      spese generali collegate alle spese di cui alle lettere a) e b),come onorati di architetti,ingegneri e consulenti,studi di fattibilità,acquisizioni di brevetti e licenze.
Le spese generali,saranno riconosciute fino alla concorrenza del 10% del costo totale degli investimenti realizzati. Nel caso di progetti che prevedono la sola fornitura di attrezzature e macchinari le spese generali saranno riconosciute fino alla concorrenza del 5%.

Art. 5) Spese non ammissibili.

Non sono ammesse a contributo:
-         investimenti che già beneficiano di altri contributi pubblici, a qualunque titolo erogati;
-         investimenti di sostituzione. Con tale termine si intendono gli investimenti finalizzati alla sostituzione di macchinari esistenti,o parti di essi, con macchine nuove e tecnologiche.
L’IVA non è ammissibile.
La durata dei suddetti impegni è pari a 5 anni.
In Puglia sono stati assegnati 1800.000,00 euro per tale misura. L’importo minimo di spesa ammissibile a finanziamento è di 40.000,00 euro, quello massimo 800.000,00 euro. L’eventuale spesa che superi tale importo massimo sarà a carico del beneficiario. Il termine ultimo per la presentazione delle domande è stato fissato al 15 giugno 2011.

Per la “ MISURA INVESTIMENTI” CAMPAGNA VITICOLA 2010/2011 contattare il:

Dott. Emiliano Niro Tecnologo Agroalimentare

Cell:340.4160098

E-mail: Infoemilianoniro@libero.it